Sul tempo svanito

Ovvero nulla si crea, nulla si distrugge… tutto se ne sbatte…

Nulla si crea
Nulla si distrugge
Tutto si trasforma…
È un bel concetto, sembra fatto a posta per toglierci la paura della fine

Nulla si crea
Nulla si distrugge
Tutto si trasforma…
Nel tempo…
Sempre che ne abbia voglia!

Perché il tutto è così, è guidato da una volontà imperscrutabile…
Non cambia perché lo vuoi…
ma nemmeno resta uguale a se stesso solo perché tu vorresti che cambiasse…
anche se spesso si ha questa sensazione, che il tutto in torno a noi sia parecchio dispettoso!

Diciamoci la verità…
Nulla si crea
Nulla si distrugge
Il tutto se ne sbatte allegramente le palle

E sperare qualcosa è solo una perdita di tempo…
tempo che non passa e non ritorna…
svanisce…
ed io ho un sonno nel cassetto…
prima o poi lo aprirò e dormirò…
che è sempre meglio che perdere tempo!

Sui coglioni…

Gino Strada sbaglia
il governo non è formato per metà di fascisti e per metà di coglioni
il governo è fascista, punto!

I coglioni siamo noi!

I coglioni siamo noi, che scegliamo i leader e i partiti come fossero squadre sportive per cui fare il tifo…

I coglioni siamo noi, che non studiamo la storia…

I coglioni siamo noi, che se anche abbiamo studiato la storia, non l’abbiamo capita…

I coglioni siamo noi, che se anche abbiamo studiato la storia e l’abbiamo capita… ce la siamo scordata…

I coglioni siamo noi, che se anche abbiamo studiato la storia, l’abbiamo capita e non ce la siamo scordata…
non siamo in grado di cogliere i segnali che ci indicano la stroia che si ripete… ma in farsa (Marx docet)!

Il metodo con cui il fascismo prese il potere e, poi, lo mantenne, non fu lo “squadrismo”,
(questo serviva esclusivamente a ridurre al silenzio le irriducibili menti libere)
furono il “paternalismo” ed il “populismo” le armi vincenti che permisero il ventennio…

Il “paternalismo” del lasciateci lavorare, degli eroi padri della patria, del “noi sappiamo come si fa”…
Negli anni ’20 del secolo scorso, andavano in giro a parlare di proletari, ridistribuzione delle terre e lotta al capitale,
ma intanto si facevano finanziare da borghesi, latifondisti e industriali…
poi arruolavano intellentuali, poeti ed avventurieri (Gentile, D’Annuznio, Balbo…)
che bonificavano stagni e deportavano intere popolazioni e abbattevano monumenti per realizzare viali su cui sfilare in parata…
Al giorno d’oggi le parole d’ordine sono altre, competenza, onestà, web libero…
poi il ministro del lavoro non ha mai lavorato,
il ministro dell’interno salva il suo ex segretario di partito da una condanna per finanziamento illecito…
il partito di maggioranza si basa su una piattaforma digitale controllata da una S.p.a.
ma anche loro arruolano menti eccelse (Casalino e Lino Banfi… così, per dire)
e producono reddito di cittadinanza, quota 100 (manco fossimo ad “Ok il prezzo è giusto”) e lotta ai vaccini (ai vaccini, non alle malattie…)

Il “populismo” della lotta ad un nemico inesistente e, quindi, imbattibile…
Le religioni hanno fatto scuola, ma avendosi accapparrato il nemico migliore, il diavolo, occorre ripiegare sugli avanzi…
Negli anni ’20 i nemici erano di volta in volta
i socialisti e i comunisti (che mai erano stati al potere)
poi gli stati stranieri tipo la Francia e la perfida Albione… però, per sicurezza, invadevano l’Etiopia e l’Albania, a cui però non riuscirono a spezzare le reni
ed infine gli ebrei (pericolosissimi ambulanti, suonatori di violino, bottegai, contadini, operai)!

Oggigiorno i nemici sono
il Piddì… (sorvoliamo, Marx con la storia della frsa ci aveva proprio azzeccato)
la TAV (o “il” TAV, non si è mai capito, giusto per aumentare la confusione)
gli stipendi dei parlamentari ed il finanziamento pubblico dei partiti…
(così la politica se la possono permettere solo nullafacenti iscritti a movimenti finanziati da una S.p.a)
l’europa, la Germania, la Francia (era stato un tale successo la prima volta, perchè non riprovarci?)
gli immigrati “palestrati” (pericolosissimi laureati che pur di campare fanno gli ambulanti, i contadini, gli operai)…
che vanno anche meglio begli ebrei, sono stranieri e…
per sterminarne un po’ non devi nemmeno deportarli… basta, comodamente, lasciarli affogare

Lo squadrismo vigliacco del ventennio lo hanno tenuto vivo giusto quattro poveri stronzi nostalgici, venuto su a pane e tifo ultrà…
(con i quali, comunque, è sempre meglio mantenere cordiali rapporti, e a cui non si nega certo la stretta di mano del ministro degli interni)
per zittire gli irriducibili ora c’è internet… una diretta FB a pane e Nutella funziona meglio dell’olio di ricino!

I coglioni siamo noi… che dalla nostra storia non abbiamo imparato un cazzo!!!

Sulla speranza e la rabbia…

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Ovvero la rabbia non è l’ultima spiaggia..


“La forza la devi trovare dentro di te”

Cazzate…
La forza dentro di sé c’è e, non c’è bisogno di trovarla, serve solo un buon motivo per usarla…
Serve la speranza!
Se non c’è la speranza ogni sforzo è vano!


Per me ha sempre funzionato così: io supporto, supporto tutto, subisco e vado avanti…
Perché?
Semplice, tanto, poi… al momento giusto mi incazzo…
e tiro fuori tutti i “no” che ho trattenuto!

Per me era così…
Sopportavo sempre perché tanto sapevo che alla fine ci sarebbe stata la catarsi…
La rabbia era l’ultima speranza, quella che mi faceva andare avanti e sopportare…
e più rabbia accumulavo… maggiore sarebbe stato il senso di liberazione che avrei provato…
Si, la rabbia era proprio la mia ultima speranza… la vetta più alta del mio essere, in cima alla quale arroccarmi in caso di bisogno…
Anche nel lavoro, ad esempio, ho fatto così… ho accumulato rabbia e veleno per anni, sino a quando ha tracimato… e con un enorme vaffanculo, mi sono ripreso in mano il mio futuro…
Nella mia vita è sempre andata così e, pensavo… questa è la dimostrazione che la rabbia è la mia ultima speranza… “l’arma di fine di mondo”


Come spesso succede… non avevo capito un cazzo…


Solo ora mi rendo conto che la rabbia non era la mia ultima speranza…
era solo il modo in cui riuscivo a incanalare la mia forza…
e me ne sono reso conto, perché non ho più voglia di arrabbiarmi…
mi lascio accadere tutto…
ma la rabbia non arriva…
E così ho capito… la rabbia non era la mia ultima spiaggia…
Mi arrabbiavo perché ancora nutrivo la speranza e, quindi valeva la pena arrabbiarsi…


Ora non sento più speranza…mi lascio accadere le cose…
e arrabbiarsi non vale più la pena… Punto

Sul prezzo e sul valore

Ovvero creare il vuoto costa!

 

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Domenica era il giorno del mio compleanno, l’ennesimo, ero da solo…

ed era strano…

non perché non ci sia abituato
mi sento spesso solo, a volte mi sento solo in mezzo alla gente…
ma quella era una solitudine diversa… era fisica, si, ma non solo!

Ero al mare, attorno a me iniziava ad arrivare gente, 
ma io ero solo…
ed andava bene così!

Non avevo bisogno di nessuno, 
“mi ci sono finalmente abituato” mi son detto…
“attorno a me c’è il vuoto, 
e il vuoto è il miglior isolante che ci sia, 
solo la luce lo attraversa, 
se attorno a me c’è il vuoto niente potrà farmi
male”

Non era così!

Seduto in mezzo al vuoto c’era chi poteva farmi più male…
c’ero io!

Lì seduto ho potuto fare un bilancio, dell’anno passato, 
della mia vita…
auto-analizzandomi, con i pochi mezzi messi a disposizione dalla mia 
limitata conoscenza di me, ho buttato giù alcune  considerazioni:

I sentimenti e le emozioni nella vita non sono gratuiti, non li puoi 
comprare, ma nessuno te li regala in realtà…

Sono come le piante, hanno bisogno di attenzioni,
di tempo, impegno e fatica…
tantissima fatica…

Vanno coltivati insomma…

ma, proprio come le piante, 
possono dare tantissime soddisfazioni e la fatica, 
l’impegno, il tempo e le attenzioni, spesi per coltivarli...
valgono sempre la pena!
ma, proprio come le piante possono capitare le piante spontanee, 
quelle che nessuno le ha piantate e, 
quando sbocciano, 
ti dici “però, fanno bei fiori… non costa nulla coltivarle, 
si prendono da sole tutto ciò di cui hanno bisogno”
invece sono quelle che hanno più bisogno di attenzioni, 
perché certe piante pur bellissime,
se le lasci senza attenzioni, crescono e si consumano...
sino ad autodistruggersi!

Ed è così che mi sono detto…
“non l’ho voluto io, ma qui,
al centro del mio vuoto, 
non possono arrivare i semi,
se non faccio attecchire nulla,
nulla mi potrà consumare”

Stupido!

Mi sono scordato della fisica
Il vuoto non esiste in natura,
lo puoi creare, ma costa…
come quando ne crei il sottovuoto per conservare i vestiti
in quelle buste che trasformano i maglioni fuori stagione
in simil di tranci di salmone da mettere in freezer…
solo che in quel caso costa poco, 
il prezzo della busta e dell’energia per aspirare l’aria… 
qualche  centesimo o al massimo questione di pochi euro…

ma quando al centro di quel vuoto ci sei tu…
quel vuoto ti consuma!

Sui giramenti

Ovvero il sale della vita

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Per un caso ho ripensato alla storia di Lot
o, meglio, di come sua moglie si trasformò in una statua di sale

Siccome non ricordavo bene la storia,
[ricordavo che la moglie si trasformò in statua a causa di Lot stesso
che si voltò a guardarla…]
sono andato a cercarla ed ho scoperto alcune cose interessanti:
in realtà era Lei che si era girata a guardare Sodoma distrutta dagli
angeli il suo nome è andato perso per sempre!

La morale che ci vorrebbe dare la bibbia è che non devi amare il mondo
materiale in cui vivi, ma il tuo amore deve essere rivolto solo Dio...
o la punizione sarà l’oblio.

Siccome questa morale non mi convinceva…
[non è mai facile convincermi, fosse anche Dio a provarci…]
ho continuato la ricerca,
sino a quando ho ripensato ai Cavalieri dello Zodiaco
[eh… si… il mio background culturale è “di un certo livello”]
mi sono ricordato che nella serie di Ade, c’era un tizio con la lira
che faceva strage di cuori...
[adesso cancellate quel sorrisetto, la battuta delle donne che cascano
ai piedi di quelli coi soldi non ha più lo stesso effetto...
soprattutto nell’era dell’Euro]

Quindi sono andato a recuperare il mito di Orfeo ed Euridice
ed ho capito che all’inizio avevo confuso le storie…

Orfeo era il classico tipo che conquistava le ragazze con la musica…
[e visto che non era stata ancora inventata la chitarra elettrica…]
suonando la sua lira fece innamorare Euridice…

Per farla breve…
[un po’ perché è il finale che mi interessa, e, soprattutto,
perché mi sono già dilungato troppo e non ho più voglia di scrivere…]
Euridice muore!!!

Orfeo, avvezzo alle imprese eccezionali va da Ade e suonando per lui
lo convince a restituirgli l’ombra della sua amata…
[il che mi fa sospettare che Orfeo dovesse essere tipo il Gigi 
d’Alessio di quei tempi… pur di farlo smettere gli avrebbero concesso
qualunque cosa…]
a condizione che la conducesse oltre lo Stige senza mai guardarla…
ovviamente lui, insicuro, si voltò per verificare che l’ombra che
teneva per mano fosse quella di Euridice…
e in quell’istante lei svanì.

La morale del mito è che...
se non ti fidi ciecamente del tuo amore rischi di perderlo per sempre!

Entrambe le storie giungono per strade diverse... 
alla medesima conclusione:

nella vita è bene non voltarsi indietro.

Beh…
io non sono convinto
[ho già spiegato che non sono facile da convincere…]

io mi guardo indietro perché,
diciamolo,
se siamo nati col collo snodato e senza specchietto retrovisore,
un motivo ci deve pur essere…

e poi, cazzo,

se non guardo quanta strada ho fatto... come faccio a stimare quanto
impiegherò a raggiungere i miei obbiettivi?

Quindi guardo avanti, ma guardo anche indietro
e se il mio amore dovesse svanire sotto i miei occhi…
Beh… vorrebbe dire che almeno un amore l’avrò trovato!

Se invece un giorno dovessi trasformarmi in una statua di sale…
Beh… 
sempre meglio che una statua insipida... no?

Sui pensieri

Ovvero la notte non fa per me!
 
Mi dispiace Pennac, ma io non voglio sognare, vorrei dormire!
Il problema è che i sogni non mi fanno dormire.

Io, fosse per me, dormirei sempre, non mi sveglierei mai...
Perché da svegli bisogna affrontare la vita... e con la vita non c'è partita...
Vince sempre lei!

Ed io mi sto abituando a perdere!
Perdere non mi spaventa, non mi ha mai spaventato...
Perdere è un risultato come un altro, ciò che conta è come affronti la sfida...
Ma se ti abitui a perdere, non affronti un bel niente...

La vita ti investe... e tu non ti scanso nemmeno!
È come affrontare una tempesta, sai benissimo che potrebbe portarti via... ma tu intanto ti aggrappi ad ogni appiglio!
Se ti abitui a perdere, ti abbandoni al vento, ti lasci scaraventare di qua e di là, ed ogni colpo è un graffio all'anima!
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Io sono diventato così...
Non affronto più la vita, me la lascio scorrere addosso aspettando che diventi tempesta...
Così da non far vedere che in me c'è il caos...

Ma non ho più tempo, e voglia, di crear stelle!

Sulle storie a lieto fine

Ovvero la vita é un pareggio all’ultimo minuto .

Tutto é relativo lo sappiamo, una montagna può sembrare immensa ad un uomo, ma pur con tutta la sua molte non potrebbe arginare il mare…

Il mare stesso può sembrare infinito ad un uomo, ma é solo una parte del mondo…

Il mondo non é che un puntino nell’universo…

Insomma non é una questione di dimensioni quanto di punti di vista…

Immaginate, ad esempio, una partita di calcio, supponete che una squadra stia vincendo 1-0, che la stessa squadra non abbia vinto una sola volta in campionato…

Andate col pensiero al secondo dei tre minuti di recupero concessi dall’arbitro, con la squadra in vantaggio che si barica nella propria area per resistere alla punizione che ha tutta l’aria di essere l’ultimo ostacolo per raggiungere la prima vittoria…

Essendo ancora lontano il finale della storia, e di conseguenza anche il lieto fine… avrete intuito com’è andata…

In uno spogliatoio la squadra che era stata ad un minuto dalla vittoria assapora l’amaro di un pareggio che sa di sconfitta… dall’altra parte del muro l’altra squadra si gode un pareggio che sa di vittoria…

É stato mentre ero seduto nel primo spogliatoio, e immaginando il clima diverso che doveva esserci nell’altro, che ho pensato a quanto sia vero il principio per cui “tutto é relativo” e dipende dal punto di vista… Lo stesso pareggio, visto da da una parte o dall’altra di un muro, può assumere valori completamente diversi…

Ma questa, come ho detto, é solo un’altra stupida storia a lieto fine… e, non potendo ormai cambiare il risultato, ho provato a cambiare punto di vista:

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con questo tramonto negli occhi e Guccini nelle orecchie sono giunto al lieto fine…

della giornata almeno…

Ed ho capito che alla fine la vita non é   altro che un pareggio all’ultimo minuto… il risultato non serve a nessuno e non conta un cazzo… conta come hai giocato!

Certo, se poi il portiere fosse stato capace di piazzare una cazzo di barriera adesso non starei scrivendo ‘sto cazzo di storia…

Sulla mancanza

Ovvero nel pozzo non c’è la luna…
Sono al termine di una giornata grigia, il buio che cala altro non è che un atto di puro conformismo.
Sono passato di fronte a un campo… qualche giorno fa era un prato fiorito, i fiori gialli erano stelle in un cielo verde.
Oggi non c’era il sole… e mancavano anche le stelle…
Quando non c’è il sole é così, manca l’indispensabile, manca la definizione per vedere i contorni…
come uno schermo che trasmette un vecchio film.
Come stare in fondo ad un pozzo in cui il sole non arriva…
Un pozzo di cui tocco il fondo ogni giorno…
Rimbalzo…
lo tocco di nuovo!
É che manco di coordinazione… Bisogna essere dotati ti buona coordinazione e tempismo per riuscire a darsi la spinta quando si tocca il fondo… ed io manco di entrambi ovviamente…
É che anch’io manco di definizione…
la mia forma ad essere indefinita…
sono come una palla deformata che rimbalza goffa sul fondo del pozzo ormai secco!
Cado al centro rimbalzo di lato, sbatto su una parte… torno a rimbalzare sul fondo…
Imprevedibile
Come la traiettoria di un sogno!
Mi basterebbe un po’ di coordinazione per balzar fuori dal pozzo…
Ma mi manca la definizione di contorni… mi manca il sole…
so che c’è… ma mi manca…

Sulle unità di misura

Ovvero ogni sforzo è emme alla seconda

Ebbene sì,
dopo più d’un secolo il vano va in pensione
sostituito, dal più popolare metro quadro, che in realtà sarebbe quadrato
io definirei metro “quadro”, solamente, che ne so?
il metro di terra su cui incontri l’amore, ad esempio…
ecco un bel metro, un metro da incorniciare,
sennò è giusto chiamarlo solo “quadrato”

Comunque il vano [dicevo…]
non c’è più, e non sarà un male…
[anche se un po’ mi mancherà il sottile piacere di leggere il vuoto assoluto, nel viso del malcapitato proprietario a cui stai spiegando che il suo monolocale risulta avere una consistenza catastale di 3,5vani…]
Sarà tutto un po’ più facile, hai la casa grande, avrai tanti metri quadrati
[se poi la casa è anche bella, magari avrà i metri quadri…]

Ma è,
solamente,
[e come al solito…]
un modo di cambiare il nome alle cose,
senza cambiarne di fatto la sostanza…
ci sarà sempre chi avrà la casa grande e chi ce l’avrà più piccola
perché, come sosteneva Godzilla,
“le dimensioni contano” […o era Siffredi? Ora non ricordo]
ripeto sono le dimensioni che contano, non l’unità di misura!

Il problema sorgerà per le cose utili di tutti i giorni!

Cioè,
come farò in futuro a spiegare alle operatrici di call center
che è inutile che continuino a tempestarmi di telefonate
perché tanto non ho soldi e i loro contratti non li sottoscriverò mai
se dovrò dirgli che la loro sforzi sono del tutto “metri quadrati” e non “vani”?

Certo,
a fine giornata,
sarà più facile tirare le somme per capire se lo sforzo di vivere è stato “metro quadrato”
[o “m2” come scriviamo noi che usiamo l’SI]

Sugli epitaffi

Ovvero mi è mancato il fiato

Oggi, è il 2 novembre
e, i conigli, alla radio hanno affrontato l’argomento
con la solita leggerezza ricordando alcuni epitaffi, particolari,
scelti da personaggi famosi tipo:

“Non fu mai impallato” di Vittorio Gassman,
la cui grandezza era pari al suo ego

“Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato” di Walter Chiari,
facendo in modo che l’autoironia gli sopravvivesse

Hanno poi continuato citando quelli più singolari inviati dagli ascoltatori,
tipo i sempreverdi:

“ve lo avevo detto che non mi sentivo bene”
“Qui giace mia moglie, come sempre fredda”
e sulla tomba accanto:
“Qui giace mio marito, finalmente rigido!”
Ecc..

E così, avendo tantissime cose da fare,
ma nessuna voglia di farle,
ho deciso che fosse,
nonostante l’intima convinzione di essere immortale,
un buon momento per scegliere il mio
[cosa non si fa pur di non lavorare!]

Allora ho fatto una piccola ricerca su Google per trovare ispirazione e, ovviamente, è saltato fuori di tutto,

dall’ateo oltranzista:
“Qui giace un ateo, vestito di tutto punto ma, senza un posto dove andare!”

all’anonimo deciso a restare tale:
“Ero qualcuno. Chi, non è affare tuo”

passando per lo scortese ma pur sempre coerente a se stesso:
“Cazzo guardi?”

E, ovviamente, ho fatto un pensierino su tutti…
poi ci ho pensato bene
il mio epitaffio sarà l’ultima cosa a parlare di me
dovrebbe far pensare a me, al mio io più vero…
ci vorrebbe qualcosa di più personale!

Quindi ho dovuto iniziare a pensare a me,
a chi sono, a chi vorrei essere, a come vorrei essere ricordato
e altre amenità simili…
[era meglio lavorare… credo…]

Dopo lunga riflessione,
ho pensato ad una sorta di fusione tra gli epitaffi precedenti, tipo:
“Non ero nessuno, a Dio non importerà come sono vestito, tu che vuoi?”

Ma sarebbe una frase troppo sprezzante e, soprattutto,
non avrei il piacere di vedere la reazione sui visi dei passanti…
andrebbe sprecata perciò!

E poi mi piacerebbe che l’ultima frase a parlare di me
dicesse anche qualcosa di spiazzante per chi si trovasse a passare davanti alla mia lapide…
nel senso che dicesse come sono (cioè ero), ma anche qualcosa di rivelante su di me,
tipo come quando la Signora in giallo smaschera l’assassino
rivelando qualcosa che tutti hanno visto senza che l’avessero capito!

Allora ho pensato che la cosa mi mancherebbe di più,
una volta trapassato, potrebbe anche essere ciò che più mi caratterizza,
e la prima cosa che mi è venuta in mente è che
mi mancherebbe la possibilità di poter dire la mia…
e, credo che, tutti quelli che mi conoscono siano d’accordo sul fatto che a me…
piace parecchio dire la mia opinione!

Poi mi è venuto in mente che avrei potuto rivelare qual è la mia kryptonite…
[tanto ormai sarei già stato defunto, quindi non sarebbe stata usata contro di me…]
rivelare cioè cosa mi fa stare zitto…
ebbene l’unica cosa che mi fa mancare la parola è…
la bellezza!

Mi può togliere il fiato solo la bellezza…
la bellezza di un tramonto sul mare,
la bellezza di un gol di tacco al volo,
la bellezza di due occhi che ti guardano dentro,
la bellezza delle parole di una canzone…
la bellezza insomma davanti alla bellezza, non ho niente da dire…
di solito mi mancano proprio le parole, mi manca il fiato…

Ecco,
[Purtroppo non leggerete mai queste parole su una lapide…
l’ho già detto, sono immortale, ma…]
il mio epitaffio potrebbe essere questo:

“Non mi mancherà il fiato ma la bellezza che me lo levò…”