Ovvero mi è mancato il fiato
Oggi, è il 2 novembre
e, i conigli, alla radio hanno affrontato l’argomento
con la solita leggerezza ricordando alcuni epitaffi, particolari,
scelti da personaggi famosi tipo:
“Non fu mai impallato” di Vittorio Gassman,
la cui grandezza era pari al suo ego
“Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato” di Walter Chiari,
facendo in modo che l’autoironia gli sopravvivesse
Hanno poi continuato citando quelli più singolari inviati dagli ascoltatori,
tipo i sempreverdi:
“ve lo avevo detto che non mi sentivo bene”
“Qui giace mia moglie, come sempre fredda”
e sulla tomba accanto:
“Qui giace mio marito, finalmente rigido!”
Ecc..
E così, avendo tantissime cose da fare,
ma nessuna voglia di farle,
ho deciso che fosse,
nonostante l’intima convinzione di essere immortale,
un buon momento per scegliere il mio
[cosa non si fa pur di non lavorare!]
Allora ho fatto una piccola ricerca su Google per trovare ispirazione e, ovviamente, è saltato fuori di tutto,
dall’ateo oltranzista:
“Qui giace un ateo, vestito di tutto punto ma, senza un posto dove andare!”
all’anonimo deciso a restare tale:
“Ero qualcuno. Chi, non è affare tuo”
passando per lo scortese ma pur sempre coerente a se stesso:
“Cazzo guardi?”
E, ovviamente, ho fatto un pensierino su tutti…
poi ci ho pensato bene
il mio epitaffio sarà l’ultima cosa a parlare di me
dovrebbe far pensare a me, al mio io più vero…
ci vorrebbe qualcosa di più personale!
Quindi ho dovuto iniziare a pensare a me,
a chi sono, a chi vorrei essere, a come vorrei essere ricordato
e altre amenità simili…
[era meglio lavorare… credo…]
Dopo lunga riflessione,
ho pensato ad una sorta di fusione tra gli epitaffi precedenti, tipo:
“Non ero nessuno, a Dio non importerà come sono vestito, tu che vuoi?”
Ma sarebbe una frase troppo sprezzante e, soprattutto,
non avrei il piacere di vedere la reazione sui visi dei passanti…
andrebbe sprecata perciò!
E poi mi piacerebbe che l’ultima frase a parlare di me
dicesse anche qualcosa di spiazzante per chi si trovasse a passare davanti alla mia lapide…
nel senso che dicesse come sono (cioè ero), ma anche qualcosa di rivelante su di me,
tipo come quando la Signora in giallo smaschera l’assassino
rivelando qualcosa che tutti hanno visto senza che l’avessero capito!
Allora ho pensato che la cosa mi mancherebbe di più,
una volta trapassato, potrebbe anche essere ciò che più mi caratterizza,
e la prima cosa che mi è venuta in mente è che
mi mancherebbe la possibilità di poter dire la mia…
e, credo che, tutti quelli che mi conoscono siano d’accordo sul fatto che a me…
piace parecchio dire la mia opinione!
Poi mi è venuto in mente che avrei potuto rivelare qual è la mia kryptonite…
[tanto ormai sarei già stato defunto, quindi non sarebbe stata usata contro di me…]
rivelare cioè cosa mi fa stare zitto…
ebbene l’unica cosa che mi fa mancare la parola è…
la bellezza!
Mi può togliere il fiato solo la bellezza…
la bellezza di un tramonto sul mare,
la bellezza di un gol di tacco al volo,
la bellezza di due occhi che ti guardano dentro,
la bellezza delle parole di una canzone…
la bellezza insomma davanti alla bellezza, non ho niente da dire…
di solito mi mancano proprio le parole, mi manca il fiato…
Ecco,
[Purtroppo non leggerete mai queste parole su una lapide…
l’ho già detto, sono immortale, ma…]
il mio epitaffio potrebbe essere questo:
“Non mi mancherà il fiato ma la bellezza che me lo levò…”